Bologna che scompare

Quarant’anni in breve..

Dai primi anni Settanta ritraggo gli aspetti della Bologna minore: portici, vicoli, cortili, scorci dei vecchi quartieri: la Bologna non monumentale – quella che non si trova nei libri di Storia dell’Arte – la Bologna che via via viene buttata giù (perché priva di un’importanza storico-architettonica) per far posto alla Nuova Città.
Nel mio peregrinare ho scoperto, con sorpresa, insospettabili cortili e luoghi fatiscenti anche dietro facciate di palazzi patrizi: la Bologna nascosta, una Bologna umile, una Bologna che credevo passata.
Un altro grande regalo sono stati i canali. Li ho trovati intrufolandomi tra le vecchie vie, nei borghi e negli scantinati di palazzi storici. Bologna una città d’acqua? Ebbene sì, Bologna è stata una città d’acqua, con i suoi bei Canali ormai sepolti sotto le strade, il Porto, i Mulini, i Lavatoi e la Salara.
E’ stata questa realtà lo stimolo principale della mia produzione artistica.Inoltre, i numerosi rifacimenti e le ristrutturazioni hanno fatto sì che le mie opere siano diventate e diventeranno documentazione-testimonianza di una Bologna che scompare. Per questo credo che i miei dipinti – che piacciano o meno – abbiano un’ ulteriore valenza: quella della memoria.
A furia di scrutare e di spiare la “mia Bologna”, mi accade da qualche anno di respirare analoghi umori in Città Altre, che così rinnovano le stesse emozioni, quasi a significare che i muri abitati possano conservare e tramandare l‘impronta di una umanità universale.
Gilberto Orsoni (Bologna che scompare)
Portici e biciclette
E’ certamente accaduto….. E’ certamente accaduto a chiunque sia stato, anche solo per pochissimo tempo, un bolognese: è certamente accaduto di cambiare abitudini.
Perchè Bologna non è una città qualunque: a Bologna ci sono i portici. Portici alti bassi, patrizi o plebei, lunghi…stretti o spaziosi, di quelli che ti rimandano su dalle buffe delle cantine l’odore di muffa, topi e qualche volta vino…. A nessun bolognese verrebbe in mente di uscire di casa con l’ombrello…. tanto ci sono i portici. Quindi, ombrello niente.
E’ la prima abitudine che cambia e così vai a zonzo per la città sicuro di non prendere l’acqua se piove, ne’ tanto meno un’insolazione d’estate: a Bologna ci sono i portici.
Senza ombrello e sul lato sinistro del portico di via Indipendenza (andando verso la Stazione), sei già quasi un bolognese. Quasi, ….però……
Bologna,dicono tutti, è una città a misura d’uomo.Ma a girare per questa piccola, tonda, città alla sera ti ritrovi con i piedi gonfi. A Bologna è tutto vicino, è tutto a due passi: e siccome due più due fa quattro e via dicendo, rischi di fare parecchi chilometri.
Ti guardi intorno e li vedi i bolognesi veri: in bicicletta.
E lì ti viene un tonfo al cuore. Sì, perchè – dopo il pallone – la bicicletta è il grande amore di ognuno di noi che sia stato bambino. La bici è stato il primo passo verso l’autonomia, verso la libertà. E a Bologna la bici rinasce dal ricordo dei giochi. A Bologna la bici la usi per andare a lavorare, per fare la spesa, per andare al bar… a Bologna la bici la usi da adulto…. e ci vai anche sotto ai portici!!
Senza ombrello e in bicicletta, sei un vero bolognese.
Gilberto Orsoni (Bologna che scompare)
Luoghi
La vita scorre, a volte tranquilla, a volte tumultuosa sfrecciante e comunque – direbbe un amico – in una passeggiata.
Ad un tratto un fittone, una colonna, un androne: loro sono lo sfondo.
La scala di casa che bambino salivo col timore di un rimprovero o che scendevo felice per andare a giocare. Ecco dove legavo la bicicletta. L’odore stantìo di cantina sotto i portici: tutte le mattine lo sentivo mentre andavo, piccolo a scuola, adulto al lavoro.
Luoghi.
Luoghi banali, senza importanza, luoghi che ci accompagnano per un arco di vita, silenziosi e fedeli e tenacemente ci entrano dentro e si fanno parte di noi.
Ecco allora che mi capita di andare in giro per Bologna a cercarli, questi luoghi, che non sono la Dotta Bologna, di cui si è detto scritto e descritto un bel po’. Luoghi, luoghi minori. Luoghi della Vecchia Bologna che se ne va, a poco a poco, in silenzio. E la vita scorre.
Gilberto Orsoni (Bologna che scompare)

Agli occhi di un bambino
Agli occhi di un bambino, la città di Bologna non è una città qualsiasi come tutte le altre: a Bologna ci sono i Portici.
E sotto i Portici si possono fare miriadi di cose. Si può correre liberi, a mamma tranquilla, perché tanto, spesso, a sbarrare il passo c’è un muro. Si’, è una casa che si protende più delle altre verso la strada, quasi a spezzare quel flusso di nebbia e aria fredda che ti pela le guance, e forma un angolo, dove tu trovi riparo e da dove, sempre correndo, puoi ritornare indietro. La tua corsa finisce contro una cozzaglia di vasetti pieni di fiori, fiori veri e fiori finti, un centrino di pizzo, qualche medaglietta, alcuni santini… una lampadina piccola come quelle dell’albero di Natale solo che è bianca, un cero grosso tondo incartato nella carta rossa: ci sono anche in Certosa, tu li hai visti, ma là fanno paura. E ci vorresti giocare con quel cero, ma non sta bene e poi si va all’Inferno.
Guardi su e da una grata, scura rugginosa, a sbirciare un po’ bene la vedi: dal nero dello sporco riemerge il celeste, poi il rosa e poi l’oro. E’ un’immagine sacra (un Santo o più spesso una Madonna), sa di polvere sa di sempre e di buono.
Sorride….: “Io sono qua”.
E allora tu, bambino, sai che Bologna è proprio bella.
Gilberto Orsoni (Bologna che scompare)
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Cefalù…… o La Grada?
Amo Bologna e lei fa parte di me. Sono nata in Capo di Lucca, sopra al Canale delle Moline. Quando giocavo, bambina, dovevo essere attenta: se mi cadeva un gioco finiva dritto dritto nell’acqua e…addio! Pensavo che l’acqua a Bologna non era come al mare, ma era per le lavandaie. E le lavandaie – si sa – sono maleducate, quando mi sgridavano il rimprovero era: “Non sei una lavandaia!!!” E allora…come mi erano simpatiche e quanto le invidiavo, le lavandaie,che potevano permettersi di essere più libere di me. E quando passavo in Via della Grada mi immaginavo con quale allegria e gioia queste donnine potevano stare lì. Adesso, adulta, so che non è proprio così, ma i lavatoi continuano comunque a darmi l’idea di buono e di pulito. E, arrivata a Cefalù, mi sembrava di essere alla Grada.
PM a Gilberto Orsoni (Bologna che scompare)
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Matera
Ci accoglie bene al nostro arrivo: un’area sosta camper attrezzata di tutto punto e proprio a ridosso del Centro. A furia di vedere documentari in TV siamo dovuti venire di persona. “Sarà una delusione” penso tra me e me “quando l’aspettativa è tanta….”. Imbrunisce, di buon passo ci caliamo seguendo il cartello “Ai Sassi”; vado con lo sguardo abbassato: la curiosità si prepara alla delusione. Arriviamo in pieno tramonto. Le campane delle chiese suonano i rintocchi del vespro, nell’aria una soffusa musica sacra che pare venire da lontano, alzo gli occhi ed è un tuffo al cuore, è un’emozione totale – senza tempo – e siamo rimasti lì, quanto non saprei dire. “Ma di giorno è diverso” penso con una punta di cinismo “E’ l’ora particolare che ci ha ingannato, e poi era la voglia di veder perforza bello… domattina sarà tutto più banale.” La giornata è bigia, padana, non sembra neanche di essere al Sud. Scendiamo ed è lì che una nuova magia ci avvolge e ci ingloba e noi si diventa un tutt’uno con Lei. Mi sembra di essere sempre stata qui; che pace… nei muri il ricordo di vite trascorse, un sapore consueto, familiare, intimo, arcaico e mi sento a casa…. eppure non è Bologna.
Al ritorno con gli amici ne parlo, cerco di rievocare, descrivere, spiegare questo tumulto di emozioni e mi sento rispondere – quando va bene: “Ah sì, Matera… quella del film”.
In silenzio Gilberto, sulla tela, racconta…

PM a Gilberto Orsoni (Bologna che scompare)
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